Fo(u)r, 2010 

Max Mon­no: chi­tar­re e arran­gia­men­ti
Sere­na For­te­brac­cio
: voce
Mas­si­mo Mori­co­ni
: con­trab­bas­so
Mas­si­mo Man­zi
: bat­te­ria
Gui­do di Leo­ne
: chi­tar­ra
Gae­ta­no Par­ti­pi­lo
: sax alto
Fabio del­le Foglie
: bat­te­ria

Non Arros­si­re (Gaber)
Cra­zy Boy (Ber­sa­ni, Fabrizi)
Laz­za­ri Feli­ci (Danie­le)
Ben­ve­nu­ta (Mon­no)
Gui­do Pia­no (Con­ca­to)
Improv­vi­sa­men­te (Amur­ri, Ferrio)
Futu­ra (Dal­la)
I Got the Blues (Danie­le)
MMMMMM (Mon­no)

Ascol­ta­lo!

Recen­sio­ni

I Tre­ni a Vapo­re tra­spor­ta­no le can­zo­ni ama­te da Max Mon­no duran­te l’adolescenza all’orecchio dell’ascoltatore. La loro scia è sta­ta ali­men­ta­ta dal “car­bo­ne dei live” fino a quan­do Mon­no non ha deci­so di “scen­de­re alla fer­ma­ta” che lo ha por­ta­to in sala di regi­stra­zio­ne. Qui ha rea­liz­za­to, insie­me ai com­pa­gni di viag­gio, il suo pri­mo album.

Il rispet­to reci­pro­co dei viag­gia­to­ri crea un cli­ma in cui nes­sun musi­ci­sta ten­de ad emer­ge­re sugli altri ma a suo­na­re insie­me, crean­do armonia.

Que­sto fa si che l’arrangiamento di Non arros­si­re met­ta di buon umo­re. La can­zo­ne di Gaber si pre­sta mol­to a esser jaz­za­ta. Ad un pri­mo ascol­to potreb­be risul­ta­re easy, for­se per­ché duran­te uno swing il nostro cer­vel­lo è impe­gna­to a bat­te­re il pie­de e a schioc­ca­re le dita a tem­po. Con­cen­tran­do­si un po’ se ne rie­sce ad apprez­za­re la bel­lez­za e tut­to risul­ta meno faci­le di quan­to si cre­de. Ecco che nel­la stro­fa comin­cia­no a emer­ge­re le sosti­tu­zio­ni di Max Mon­no insie­me al toc­co mor­bi­do di Mas­si­mo Mori­co­ni. Quest’ultimo, gra­zie all’uso del wal­kin’ bass, crea un cre­scen­do del­le dina­mi­che che sfo­cia nel solo voca­le di Sere­na For­te­brac­cio. Il suo scat, dai colo­ri blues, risul­ta mol­to inci­si­vo e per nul­la timi­do. Segue Mon­no, un po’ trop­po lega­to alla ricer­ca degli accor­di, poi Mori­co­ni, che rie­sce a fon­de­re l’intenzione blues del­la For­te­brac­cio con le tria­di del­la chi­tar­ra, e Mas­si­mo Man­zi. Duran­te il suo solo l’intero grup­po ricam­bia il sup­por­to rice­vu­to in pre­ce­den­za e per­met­te a Man­zi di tirar fuo­ri fills in ter­zi­na­to. A que­sto pun­to il bra­no sem­bra riav­vol­ger­si su se stes­so fino a ritor­na­re all’intro di chi­tar­ra e voce.

In Cra­zy Boy, di Samue­le Ber­sa­ni, la veste è sen­si­bil­men­te bra­si­lia­na. Die­tro la bat­te­ria sie­de Fabio Del­le Foglie, che insie­me agli effi­ca­ci Mori­co­ni e Mon­no rie­sce a far nasce­re una bos­sa nova sul­la qua­le dan­za la dol­ce e espres­si­va voce del­la cario­ca Fortebraccio. 

Laz­za­ri Feli­ci, di Pino Danie­le, ini­zia con un groo­ve di Man­zi che anti­ci­pa il sam­ba che segui­rà. Ospi­te di que­sto bra­no è il sas­so­fo­ni­sta Gae­ta­no Par­ti­pi­lo. Nel suo fra­seg­gio mol­to out risal­ta l’interplaying con l’ispirato Man­zi che in pre­ce­den­za ave­va “stac­ca­to” insie­me all’intera band.

Gra­zie dei fior è uno tra i bra­ni più inte­res­san­ti pro­po­sto da Mon­no. La cura dedi­ca­ta alla scel­ta degli accor­di, per riar­mo­niz­za­re que­sto clas­si­co, è dav­ve­ro note­vo­le e dà un sen­so nuo­vo al can­ta­to del­la For­te­brac­cio che sca­va l’animo e sot­to­li­nea l’importanza del­le paro­le. La chi­tar­ra di Mon­no risul­ta per­fet­ta­men­te inte­gra­ta nel con­te­sto e can­ta in modo pro­fon­do richia­man­do i glis­sa­ti di Mori­co­ni. Quest’ultimo chiu­de il bra­no insie­me alla “floy­dia­na” Fortebraccio.

Ben­ve­nu­ta, scrit­ta da Mon­no, è una bos­sa nova in cui i II-V‑I e i tri­to­ni ren­do­no la melo­dia sti­mo­lan­te e pia­ce­vo­le. In que­sto bra­no Man­zi, con toc­co deli­ca­to e pre­sen­te, si diver­te die­tro la sua bat­te­ria. Inol­tre ritor­na l’ospite Par­ti­pi­lo. Il con­tri­bu­to, ini­zial­men­te lie­ve, diven­ta poi rit­mi­ca­men­te inte­res­san­te impre­zio­sen­do que­sta bel­lis­si­ma canzone.

La trac­cia che segue è un arran­gia­men­to di Gui­do Pia­no. L’intera band suo­na mol­to com­pat­ta. Lo strum­ming di Mon­no asfal­ta la stra­da a un riff, all’unisono con Mori­co­ni che ispi­ra Man­zi a suo­na­re in sin­co­pa­to sul ride e a man­te­ne­re un tiro tra il pro­gres­si­ve e il funk.

Improv­vi­sa­men­te è una ver­sio­ne stru­men­ta­le carat­te­riz­za­ta da un’introduzione di chi­tar­ra clas­si­ca, che riar­mo­niz­za il bra­no, e dell’archtop che ne suo­na il tema. Seguo­no i solos; quel­lo suo­na­to con la clas­si­ca risul­ta mol­to espres­si­vo gra­zie all’uso di glis­sa­ti e accen­ti, e al pre­ci­so Mori­co­ni, sem­pre pron­to a sot­to­li­nea­re i pas­sag­gi armo­ni­ci.

Futu­ra
di Lucio Dal­la vie­ne rivi­si­ta­ta in modo super­bo. L’attenzione pre­sta­ta da Mon­no nel­le scel­te armo­ni­che ren­de que­sta bos­sa nova mol­to ori­gi­na­le. In par­ti­co­la­re risul­ta genia­le l’arpeggio di Mon­no sul­la paro­la Futu­ra, l’uso del rim da par­te di Man­zi, in pie­no sti­le drum and bass, e l’atmosfera fri­gia del­la par­te musicale.

I got the blues è una ver­sio­ne fast swing del famo­so bra­no di Pino Danie­le. La sezio­ne rit­mi­ca, tra­mi­te il wal­kin’ bass di Mori­co­ne e l’energico Man­zi, con­du­ce l’ascoltatore in un jazz club dove ritro­va l’ospite Partipilo.

MMMMMM è il bra­no che chiu­de l’album di Mon­no. Il suo tema, con­te­nu­to all’interno del disco anche in for­ma di par­ti­tu­ra, vie­ne acca­rez­za­to dal vel­lu­ta­to Mori­co­ni che rag­giun­ge il suo solo nota dopo nota per poi mani­fe­star­si in modo mol­to sen­ti­to. Il fee­ling che si crea tra i musi­ci­sti è evi­den­te e il tito­lo di que­sto bra­no rap­pre­sen­ta l’espressione di sod­di­sfa­zio­ne che ha chi ha ascol­ta­to l’intero album.

Pier­fran­ce­sco Fal­bo (per “Jaz­zi­ta­lia”).

Chi scri­ve cre­de mol­to nel­la pos­si­bi­li­tà di inter­pre­ta­re jaz­zi­sti­ca­men­te un reper­to­rio trat­to da altri gene­ri tra cui, ovvia­men­te, anche la can­zo­ne italiana.

Ebbe­ne l’assunto è dimo­stra­to, se pur ce ne fos­se sta­to ulte­rio­re biso­gno, da que­sto con­vin­cen­te album di Max Monno.

Il chi­tar­ri­sta, allie­vo tra l’altro di Gui­do Di Leo­ne, è entra­to in stu­dio di inci­sio­ne in quar­tet­to con la voca­li­st Sere­na For­te­brac­cio, il bas­si­sta Mas­si­mo Mori­co­ni e il bat­te­ri­sta Mas­si­mo Man­zi poten­do così con­ta­re su una del­le miglio­ri rit­mi­che del pano­ra­ma jaz­zi­sti­co nazionale.

Ma non si è accon­ten­ta­to ed ha quin­di invi­ta­to, in veste di ospi­ti d’onori, altri illu­stri musi­ci­sti qua­li il già men­zio­na­to chi­tar­ri­sta Gui­do Di Leo­ne pre­sen­te in “Ben­ve­nu­ta” uno dei tre ori­gi­nals di Mon­no con­te­nu­ti nell’album, il sas­so­fo­ni­sta Gae­ta­no Par­ti­pi­lo che suo­na in “Laz­za­ri feli­ci” , “I Got the blues” ambe­due di Pino Danie­le e in “Ben­ve­nu­ta”, e il bat­te­ri­sta Fabio Del­le Foglie in “Cra­zy Boy” di Samue­le Bersani.

E dai tito­li fin qui cita­ti, vi sare­te resi con­to che Mon­no, pur rivol­gen­do­si al mon­do del pop ita­lia­no, lo ha fat­to in modo ori­gi­na­le, alter­nan­do bra­ni cele­bri a pez­zi tutt’altro che bat­tu­ti; così nel CD è inol­tre pos­si­bi­le ascol­ta­re, “Non arros­si­re” di Gior­gio Gaber, “Gra­zie dei fior”, “Gui­do pia­no” di Fabio Con­ca­to, “Improv­vi­sa­men­te” di Amur­ri-Fer­rio, “Futu­ra” di Lucio Dal­la e il secon­do ori­gi­nal di Mon­no, “MMMMMM” che chiu­de degna­men­te il CD.

Il risul­ta­to è sicu­ra­men­te apprez­za­bi­le soprat­tut­to per l’eleganza degli arran­gia­men­ti cura­ti dal­lo stes­so lea­der in cui rie­sce a coniu­ga­re il risvol­to melo­di­co pro­prio dei bra­ni con l’adozione di un lin­guag­gio jaz­zi­sti­co; il tut­to evi­den­zian­do un pro­prio sti­le che, non rin­ne­gan­do le ine­vi­ta­bi­li influen­ze dei mag­gio­ri chi­tar­ri­sti di oggi qua­li Fri­sell e Methe­ny, rag­giun­ge egual­men­te livel­li di sicu­ra originalità.

Per quan­to con­cer­ne gli altri musi­ci­sti devo con­fes­sa­re che non cono­sce­vo Sere­na For­te­brac­cio par­ti­co­lar­men­te con­vin­cen­te nell’esecuzione scat di “Non arrossire”.

Ger­lan­do Gat­to (per “A Pro­po­si­to di Jazz”).


Max Mon­no por­ta in stu­dio un suo pro­get­to da tem­po già con­so­li­da­to dal vivo: la volon­tà di rivi­si­ta­re in chia­ve jazz bra­ni del reper­to­rio di musi­ca pop italiana.

Chi­tar­ri­sta di pre­ge­vo­le fat­tu­ra, ha una dote in più a dif­fe­ren­za di tan­ti meri ese­cu­to­ri: la capa­ci­tà di arran­gia­re e com­por­re con gusto e tat­to, sen­za mai per­de­re l’amore per il jazz. Musi­ci­sta mai fos­si­liz­za­to­si sugli ascol­ti e lo si può nota­re dall’originalità con il qua­le riar­ran­gia i bra­ni che più ama, sep­pur lon­ta­ni dal­la musi­ca afro ame­ri­ca­na. Ma tut­to il mon­do è pae­se, e basta una men­te raf­fi­na­ta ad uni­re gene­ri e cul­tu­re diver­si nel loro aspet­to musi­ca­le in un’unica situa­zio­ne sono­ra di sicu­ro effet­to così come l’album “Tre­ni a vapo­re” si paven­ta all’ascoltatore.

Per riu­sci­re nell’impresa si cir­con­da di pro­fes­sio­ni­sti di alto pro­fi­lo come il gran­de Mas­si­mo Man­zi (pro­get­to anche da quest’ultimo for­te­men­te volu­to) e il con­trab­bas­si­sta Mas­si­mo Mori­co­ni. Con­tor­no rit­mi­co inec­ce­pi­bi­le, i due rega­la­no sfu­ma­tu­re note­vo­li agli arran­gia­men­ti di Max, cre­den­do sino in fon­do alla sua idea così genui­na e per­so­na­le del­la musica.

La lim­pi­da e into­na­tis­si­ma voce di Sere­na For­te­brac­cio coro­na il tut­to, non sce­vra di doti stru­men­ta­li del­le cor­de voca­li come dimo­stra nell’unisono con la chi­tar­ra e nel­lo scat di “Non arros­si­re”.

Entran­do nel­lo spe­ci­fi­co “Gra­zie dei fior” è una pro­va di moder­ni­tà e auten­ti­ci­tà al con­tem­po, arran­gia­to in modo aper­to rit­mi­ca­men­te, con una sono­ri­tà elet­tri­ca e moder­na, qua­si a voler ricor­da­re il Bill Fri­sell più esplorativo.

Man­tie­ne la sua iden­ti­tà ben cela­ta sot­to un adat­ta­men­to dal cli­ma sere­no e lon­ta­na­men­te rie­cheg­gian­te momen­ti methe­nia­ni più acu­sti­ca­men­te intro­spet­ti­vi “Cra­zy Boy” di Samue­le Bersani.

Le mol­te­pli­ci per­so­na­li­tà musi­ca­li si evin­co­no anche nel bra­no “Gui­do Pia­no” di Fabio Con­ca­to con l’utilizzo del­lo strum­ming dal rit­mo pop funk di chi­tar­ra acu­sti­ca e inser­ti di suo­ni etni­ci di chi­tar­ra, anco­ra in odo­re di con­ta­mi­na­zio­ne. Col­pi­sco­no poi le fasi alta­le­nan­ti del­le dina­mi­che alter­na­te fra break, silen­zi e reprise.

Nel­la stru­men­ta­le “Improv­vi­sa­men­te” ecco­lo duet­ta­re col mae­stro e ami­co di sem­pre Gui­do Di Leo­ne, una spe­cia­le atmo­sfe­ra cor­dia­le fra chi­tar­ri­sti che sem­bra­no inter­lo­qui­re al chia­ro di luna in una not­te estiva.

La bel­lis­si­ma “Futu­ra” di Lucio Dal­la è inve­ce ripro­po­sta in chia­ve Bos­sa Nova, non sen­za inte­res­san­ti inser­ti rit­mi­ci. Intro­spet­ti­vo e dun­que rifles­si­vo il solo di Mori­co­ni accom­pa­gna­to da ori­gi­na­lis­si­me dinamiche.

Non pote­va man­ca­re un fast swing con “I Got the Blues” di Pino Danie­le dove appa­re anche l’ospite Gae­ta­no Par­ti­pi­lo e il suo incon­fon­di­bi­le e moder­no sax alto.

Nota a par­te meri­ta­no i bra­ni com­po­sti diret­ta­men­te da Max Mon­no. “Ben­ve­nu­ta” è una deli­ca­ta bos­sa nova, gran­de esem­pio di gusto crea­ti­vo e “MMMMMM” è una bal­lad che con­cen­tra tut­te le gran­di ispi­ra­zio­ni jazz di Max e le con­vo­glia emo­ti­va­men­te attra­ver­so l’armonizzazione del tema e i gran­di spi­ra­gli soli­sti­ci che apre fra sé e l’ascoltatore.

Del resto tut­to il disco è un con­ti­nuo flui­re di pas­sio­ni inte­rio­ri e capa­ci­tà tec­ni­che, gra­zie anche alle con­ti­nue sfu­ma­tu­re del­la sezio­ne rit­mi­ca in per­fet­ta siner­gia e il note­vo­le talen­to di Sere­na che dà voce alle idee di Max.

Gian­lu­ca Car­del­lic­chio (“Four” press release)