Dal­l’al­bum “Chet Bakers Sings”.
Que­sto disco è sta­to ori­gi­na­ria­men­te pub­bli­ca­to dal­la Paci­fic Jazz nel 1954 e rap­pre­sen­ta il debut­to di Chet Baker come can­tan­te.
Si trat­ta­va di un mini-LP da 10″, con soli otto bra­ni; l’al­bum è sta­to in segui­to ripub­bli­ca­to mol­te vol­te, con l’ag­giun­ta di altri bra­ni e ver­sio­ni, addi­rit­tu­ra con le sovra inci­sio­ni di chi­tar­ra a poste­rio­ri di Joe Pass.
Ma con­vie­ne rin­trac­cia­re la ver­sio­ne ori­gi­na­le, di una rare­fat­ta bel­lez­za ed ele­gan­za mol­to intima.

Que­sto è un solo mol­to sem­pli­ce, o meglio: “appa­ren­te­men­te” sem­pli­ce. E’ un feno­me­na­le esem­pio di liri­smo e can­ta­bi­li­tà, carat­te­ri­sti­ca del resto pre­sen­te in tut­ta l’o­pe­ra di Chet Baker: le fra­si sem­bra­no can­ta­te più che suo­na­te, e la ricer­ca melo­di­ca ren­de il solo inten­so sen­za biso­gno di ricor­re­re alle alte­ra­zio­ni tipi­che del bebop. 

In par­ti­co­la­re sem­bra frut­to di una scel­ta: quel­la di non entra­re neces­sa­ria­men­te “den­tro” ogni accor­do al modo dei bop­pers. Chet sem­bra al con­tra­rio con­cen­trar­si sul­le “macro aree” armo­ni­che, alla ricer­ca più di una linea melo­di­ca poten­te che fun­zio­ni per la sua logi­ca ed ele­gan­za, piut­to­sto che per l’a­de­ren­za for­te all’ar­mo­nia specifica.

Pro­va è — ad esem­pio — bat­tu­ta 29, in cui il pia­no suo­na Eb9 ma Chet arpeg­gia un Adim7, gene­ran­do una serie di ten­sio­ni con in par­ti­co­la­re la nona ecce­den­te che dovreb­be coz­za­re con la nona mag­gio­re del pia­ni­sta. E inve­ce tut­to fila liscio, appun­to per la for­za melo­di­ca del­la fra­se; del resto una #9 non è anche una ter­za mino­re, e quin­di una blue note sull’accordo? 

Chet, piut­to­sto che alte­ra­re gli accor­di, cer­ca qui il suo­no del­le ten­sio­ni, otte­nu­te sovrap­po­nen­do arpeg­gi; tipi­co il VI- sul II7, che gene­ra la 9 e l’11; il già cita­to accor­do dimi­nui­to sul II7 (qui la spie­ga­zio­ne è for­se un po’ più com­ples­sa: l’ac­cor­do su cui suo­na­re è Eb7, lui lo sosti­tui­sce col suo II‑7, cioè Bb‑7, e suo­na sul suo domi­nan­te F7b9, che con­tie­ne per l’ap­pun­to un Adim7).

Ulte­rio­re ele­men­to è la fun­zio­ne “cal­man­te” del­la tria­de mag­gio­re ionia, che usa arpeg­gia­re più o meno “camuf­fa­ta” qui e la su altri accor­di, addi­rit­tu­ra sul­l’ac­cor­do di dominante. 

Altro ele­men­to di for­za melo­di­ca è la scel­ta di con­cen­trar­si sul­la nota carat­te­riz­zan­te il cam­bio moda­le di un accor­do; ad esem­pio a bat­tu­ta 9, dove il Gbmaj7 diven­ta ‑7 e Chet sot­to­li­nea la 7 mino­re, con sem­pli­ci­tà e gran­de efficacia. 

Oltre che una for­mi­da­bi­le lezio­ne di sti­le, con una melo­dia tal­men­te for­te che potreb­be esse­re con­si­de­ra­ta un tema alter­na­ti­vo, que­sto solo ci lascia quin­di abbon­dan­ti ele­men­ti teo­ri­ci sui qua­li spe­ri­men­ta­re nel­le nostre improvvisazioni. 

Ovvia­men­te la diteg­gia­tu­ra per chi­tar­ra è solo “pro­po­sta”.

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